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venerdì 10 maggio 2013

Il venerdì del libro: così non si fa!


Ci siamo, o almeno credo.
È cominciata la fase dei divieti, del “non si tocca, non si fa”, di tutta quella sequenza di no che ti saresti augurata fosse meno stressante.
In fondo era inevitabile: l’ordine di casa si scontra con un esserino assetato di avventure e scoperte e al quale non gliene può fregare di meno se quel vaso di orchidea, l’unica cosa verde che sopravvive in casa tua, deve stare in quel posto perché li ha fiorito negli anni passati e guai a chi l’ho sposta!
E stiamo parlando di un nanetto alto sì e no 80 cm e al quale molte zone sono ancora precluse!!!

Dicono che i “NO” aiutano a crescere, c’è perfino in libro che porta questo titolo, ma in cuor tuo ti auguri sempre di non doverne dire troppi, di essere brava nel trasformare una cosa che non si può fare in un’opportunità di attirare la sua attenzione su altre mete. La verità è che non ci riesci quasi mai: stai cucinando, cercando di riordinare la posta, passando l’aspirapolvere, facendo il letto e, per quanto ci abbiano detto che siamo multitasking e abbiamo imparato a esserlo davvero, una mamma spesso non ce la fa.

Beh, dopo questo preambolo, non potevo non scegliere un libro a tema di una casa editrice che adoro e spero di rincontrare a breve al Salone del Libro di Torino. La Lavieri ha creato una collana che si chiama Piccole Pesti (carino, no?) e al suo interno ci ha messo I monelli, deliziosi albi illustrati di taglio quadrato.
Il libro di cui vi parlo ha un titolo che calza a pennello, “Così non si fa”, e una scelta illustrativa che vi farà piegare dal ridere.



Così, mentre Manuela Monari ci racconta la vita di un bambino dal suo punto di vista e lo fa esordire con un “I grandi sono davvero strani”, Roberto Lauciello ci mostra il piccolo protagonista alle prese con i divieti imposti dagli adulti: “Non si mette la forchetta in bocca, non si toglie la berretta, non correre, non ti sporcare”.

Le situazioni che si creano di volta in volta sono davvero esilaranti e provare a mettersi nei panni del piccolo mostra dei punti di vista sconosciuti: “Certo che la neve è fredda, che succede se mi raffreddo un po’? - Certo che a correre si suda, lo sanno tutti, e se cado mi rialzo, è la cosa che so fare meglio!”.






Insomma, un libro per genitori che vogliono prendersi un po’ in giro e ironizzare/riflettere sul loro ruolo di educatori nella vita dei figli.
Sono sicura che dopo la lettura non vi arrabbierete se il pupetto trasforma il seggiolone in un campo di battaglia e se con un grande sorriso lo lascerete sguazzare in una pozzanghera! Almeno una volta …

E non dimentichiamoci che loro ci vedono così:


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venerdì 3 maggio 2013

Il venerdì del libro: giochi, fantasia e creatività in mezzo al mare!

Siamo tornati e a quanto pare siamo scampati a ben quattro giorni di pioggia quasi ininterrotta che ha fatto spuntare branchie e pinne alla metà dei nostri amici rimasti in quel di Torino. 
Siamo tornati riposati (abbastanza!) e guariti (almeno il pupo!) e con una bella sensazione di sabbia e mare che spero ci accompagnerà per un po'.

Il libro della settimana non poteva, quindi, non portarsi qualcosa dietro di questa minivacanza e, soprattutto, essere uno degli acquisti fatti in giro per Cesenatico. Grazie al consiglio di Francesca, libraia di Cartamarea, mi sono trovata tra le mani un libricino di una piccola casa editrice nata a Imola agli inizi degli anni '90. La Bacchilega editore, che gestisce anche il settimanale Sabatosera, ha al suo interno la collana Vice Versa che, come dice il titolo, presenta dei volumi alquanto singolari perché si possono sfogliare da ambo i lati.
Il libro di cui vi parlo, "Morbido giocare, morbido mare", è poi un vero oggetto del desiderio delle handmade addicted o di quelle che, come me, vorrebbero tanto esserlo e stanno aspettando una buona dose di volontà, un pizzico di tempo in più o una prossima vita per poterci provare.
Elisa Mazzoli e Silvia Bonanni, con fantasia, materiali di recupero e originalià, ci portano in un regno incantato, quello del mare e dei suoi abitanti che, udite udite, potrete realizzare con le vostre mani!

Ci sono il Polipo Tato e il Cavalluccio Bibolle che prendono vita da un paio di calzini e una sfilza di bottoni colorati. Ci si potrà giocare sotto le lenzuola, con il primo intento a spilucchiare i nostri piedi e il secondo a caccia di ciucci da portare in fondo al mare.



C'è anche la Zia Balenona che nuota nelle profondità degli abissi grazie a un paio di presine e guanti da forno. O la lunga e sottile Annalilla, una veloce anguilla ricavata da una semplice cravatta.



E così, tra tartarughe e gabbiani, pinguini e stelle marine una semplice coccola nel lettone può trasformarsi in un gioco avventuroso e di scoperta e diventare un viaggio nel mare della fantasia.

Non resta che mettersi alla prova ... e quanto sembra, basta davvero poco!



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martedì 23 aprile 2013

Giornata mondiale del libro: il nostro viaggio di letture con te!

Oggi è la giornata mondiale del libro e del diritto d'autore e non posso rinunciare a un post sull'argomento. 
Le iniziative indette per la giornata sono tante e coinvolgenti. Vi segnalo, per esempio, quella indetta da ZeBuk, blog collettivo degli appassionati di lettura, che con l'hashtag #twittalacitazione invita gli utenti e i lettori a diffondere su twitter e facebook le citazioni dei libri più amati.
Questa mattina in varie parti d'Italia si è poi tenuto il flash book mob indetto dal comitato delle Città Invisibili: scuole, biblioteche, enti e associazioni (prevalentemente del Veneto) hanno organizzato questo evento dedicato alla lettura al grido: "I libri sono come la mente ... funzionano solo se li apri!".

Personalmente avrei potuto cercare nella libreria un libro che mi ha particolarmente colpito, uno di quei capolavori che non avresti mai voluto finire e che alla prima occasione consigli a qualche amico.


Avrei potuto raccontare un libro per bambini come faccio spesso su questo spazio virtuale e, a dire il vero, ne avevo già uno in mente.


Poi, a causa anche della stanchezza protratta da giorni dovuta a notti insonni e pupo sofferente per i denti, ho optato per delle immagini. 
Ho pensato di metterle qui, una dietro l'altra, le foto delle nostre letture: io, papy, Ale e i libri che in questi 12 mesi hanno accompagnato i nostri momenti, i libri che sono stati una delle prime cose messe nella cameretta pensata e arredata per lui un gelido febbraio di un anno fa.

L'avevo pensata così: semplice ed essenziale ... con quelle mensole tutte dedicate ai libri per te!

Si comincia con i libri di stoffa!

Un classico: "Dieci dita alle mani, dieci dita ai piedini!

Prove di lettura autonoma!

Che libro appassionante!

Papà legge ... ma tu ascolti???

Cosa leggiamo?

"Guarda, Ale, la luna ..."

Guardo, tocco e ...

... giro!

La tua libreria cresce ... 

E insomma eccolo qui, il nostro viaggio tra i libri!
E' un percorso lungo e a volte sembra inutile ... Ale è tutt'altro che un bambino sedentario e tranquillo e a volte ho l'impressione di leggere al muro. Con il tempo, però, ho imparato che, seppur in movimento, è in grado di ascoltare e ricordare. 

Non so immaginare un futuro per te, ma spero che sarai un grande lettore e un consumatore di storie!



venerdì 12 aprile 2013

Il venerdì del libro: la grotta dell'orso

Prima o poi dovrò stendere un decalogo (ma dieci punti bastano?) dei libri che fin dalle prime pagine mi conquistano. Spesso non riesco a descrivere cosa mi colpisce, quali corde dell'animo sono state toccate, quali belle sensazioni sono nate dalla lettura.

Il libro che sto per raccontarvi, edito da Bohem Press, mi ha catturato per le sue illustrazioni delicate, sfumate, a volte sbiadite dai toni dall'acquerello che scivola sulla pagina.
Un altro punto a favore è dato dal fatto che i protagonisti sono animali e spesso la scelta di far parlare e raccontare una storia attraverso le forme e le azioni di cani, gatti, uccelli è capace di trasmettere messaggi profondi e universali.

Nel nostro racconto troviamo un topo e una lepre che, intirizziti dal freddo invernale, cercano un rifugio per scaldarsi e trovare riparo. Sarà il gelo, sarà il desiderio di darsi un tono, ma i nostri amici si raccontano un po' di frottole ... persino di essere in grado di volare fino in Africa con gli uccelli migratori, l'uno grazie alla coda, l'altra con l'ausilio delle sue lunghe orecchie.
Le bugie, però, durano poco e ben presto i due amici si trovano ancora a combattere con il gelo.
Perché non rifugiarsi nella grotta dell'orso? E' una scelta rischiosa, ma i protagonisti giocano d'astuzia ... o meglio, giocano con il potere delle storie: "Orso, volevamo raccontarti che siamo volati in un Paese caldo insieme agli uccelli migratori, ma purtroppo siamo tornati troppo presto!". 
E l'orso si lascia conquistare.
Nel fondo della grotta i tre trascorrono l'inverno. I viveri non mancano e il padrone di casa non sembra accorgersi che i due ospiti non fanno che raccontare sempre le stesse storie.
Quando arriva la primavera, è tempo di lasciare il caldo rifugio e rituffarsi nella vita.
L'orso, che finora ha solo ascoltato, adesso vuole assistere al volo dei suoi nuovi amici, diretti verso le terre calde. 
Come se la caveranno il topo e la lepre? E l'orso che tesoro farà di questa esperienza?

Non voglio anticiparvi il finale ma, se avete colto gli indizi, potete facilmente immaginare quanto questo libro voglia rendere omaggio al piacere delle storie, dei racconti condivisi e ripetuti, proprio come accade con i bambini, che richiedono sempre la stessa favola per trovare conferme e rassicurazioni.
Non solo: a volte la fantasia, insieme a una buona dose di coraggio e intraprendenza, può colorare una realtà grigia e fredda, riscaldando i cuori e le menti, creando connessioni.

Ora che il caldo sembra davvero arrivato, viene voglia di volare insieme ai nostri amici.
Se non si può per davvero, basta un libro!



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martedì 2 aprile 2013

Il tempo delle e nelle storie

La scorsa settimana, dopo una bella nuotata in piscina e in attesa di un pasto a base di sushi con un'amica, ho fatto tappa in biblioteca. Avevo dei libri da restituire e volevo prenderne degli altri, nonostante abbia ancora in bella vista la borsa straripante che mi sono portata a casa dalla fiera di Bologna.
Era già un giorno di festa per le scuole, ma il settore ragazzi era pressochè deserto, con l'eccezione di una famiglia, una di quelle "nuove famiglie" che spesso i libri per bambini raccontano. 
La scena che mi si è parata davanti mi ha lasciato senza parole.
La mamma era intenta a leggere un libro a un ragazzino di colore, mentre uno più piccolo se ne stava in disparte, steso su un tappeto a sfogliare un albo per conto proprio. All'inizio il tono di voce della donna mi ha urtato un po' ... sono abituata al silenzio tipico della biblioteca e quel suono nitido e squillante sembrava fuori luogo. A poco a poco, però, mentre sfogliavo lentamente i libri e scorrevo i titoli sugli scaffali, mi sono fatta catturare. Non c'era niente di eccezionale nelle pagine che raccontava, eppure il modo con cui le leggeva, mimando il tono e la voce dei vari personaggi, era molto coinvolgente. Ben presto anche il bimbo più piccolo ne resta intrigato e per un po' li ho osservati, seduti uno vicino all'altro: una mamma che legge ai suoi figli e i suoi figli che leggono con lei!
Era un quadretto meraviglioso! Sono stata in quella sala per circa un'ora e la mamma si è prestata ad ogni richiesta, rendendo speciale ogni libro che i bambini le passavano semplicemente portandoli dentro la storia con il suono della sua voce.
Ecco, vorrei che con Alessandro fosse lo stesso, vorrei che sentisse la biblioteca un luogo familiare e accogliente, dove sostare insieme e lasciarsi trasportare dal piacere di una storia.

Io, nonostante fossi presa dal forte desiderio di sedermi accanto a loro, sono riuscita a portare con me un po' di titoli.
Uno in particolare si presta a questa stagione un po' pazzerella! Un giorno piove, il giorno dopo esce il sole e quello dopo ancora si prospetta neve. Insomma, "Che tempo fa?".
E' questo il titolo dell'albo, opera di Elve Fortis De Hieronymis, edito da Interlinea Junior e segnalato anche dal progetto Nati per Leggere.


Il testo mi ha subito catturato perché si tratta di una filastrocca e non è cosa da poco: con i bimbi più piccoli è importante proporre storie che abbiano un buon ritmo e non c'è niente di meglio delle parole in rima.
Altro punto di forza è la presenza di parole onomatopeiche che richiamano i versi degli animali e i suoni della natura con cui raccontare lo scorrere delle stagioni.
Sì, perché in questo breve albo assistiamo a tutti i cambiamenti meteorologici: si parte dalla primavera che, proprio come quella di quest'anno, alterna momenti di sole a terribili temporali. Si passa dal TIC TIC della pioggia al BANG BANG BANG di saette e tuoni per arrivare al TOC TOC TOC della grandinata. Quando il sole torna a splendere, il cielo si dipinge dei colori dell'arcobaleno e gli animali si danno a un'allegra frenesia. Arriva l'estate, le pagine di tingono di un giallo intenso che poi lascia spazio al sibilo del vento che annuncia un nuovo cambio di stagione. Cadono le prime foglie, la nebbia cancella case e alberi, fino a che ... BRR, che gelo! BRR che brina! E' arrivato l'inverno e la neve fiocca bianca e lieve. Riecco, infine, la pioggiolina che scioglie il ghiaccio e ridà luce e calore al ciclo della vita. 
Un altro pregio dell'albo sta nelle illustrazioni che, pur nella loro semplicità, creano tanti spaccati di colore. Gli animali e gli elementi della natura sembrano usciti dalla matita di un bambino, ma non c'è niente di ingenuo e scontato. Bellissima la raganella che si disseta con la pioggia, la tartaruga temeraria che sfida la grandine e sul cui corazza rimbalzano i chicchi di ghiaccio, la famiglia di topini che danza insieme alle foglie come fossero farfalle.

Esco con il mio carico di libro sotto un cielo cupo e grigio ... insomma sole birichino, per quanto giochi ancora a nascondino?


mercoledì 6 marzo 2013

Una storia di amicizia

Piove, è umido, la sensazione che arrivasse la primavera è scomparsa ... e io mi rifugio in una biblioteca semideserta, desiderosa di perdermi un'oretta nel settore ragazzi. Ci sono solo io ... è come trovarsi dentro un centro commerciale dopo l'orario di chiusura! Che sballo!
Sono in cerca di ispirazioni sia per il blog che per la rubrica di recensioni che tengo su Torinobimbi.
Scorro un po' di titoli, nessuno attira la mia attenzione e poi gli occhi si posano su un nome conosciuto: Davide Calì. E' una delle firme di punta della casa editrice Zoolibri, una piccola e vivace realtà di Reggio Emilia che, tra le sue interessanti proposte, ha il pregio di offirie sul suo sito la consultazione della rivista Punto&Virgola che raccoglie notizie e articoli sui libri e gli autori.
A dire il vero il testo che ho tra le mani è edito da Emme Edizioni, ma ci tenevo a sottolineare Zoolibri perchè per loro Davide Calì ha scritto l'utilissimo manuale per aspiranti scrittori, illustratori, sceneggiatori e fumettisti. Si tratta della famosa formula "10 consigli" (a cui se ne aggiungo uno!) e lo potete scaricare qui.
Il libro che vi racconto ha il sapore di altri tempi.
"Signor Alce" si presenta, infatti, con una scelta grafica e un'impostazione narrativa tradizionali, ma proprio per questo molto rassicuranti.
Ho imparato che aprire un libro per bambini è sempre una scoperta, che ci sono sempre più spesso autori e illustratori che propongono nuovi modi di raccontare, rompendo gli schemi classici e portando il lettore verso nuovi orizzonti. A volte, però, sento il bisogno di qualcosa di familiare, qualcosa che sia molto simile agli albi che hanno accompagnato la mia infanzia, qualcosa che sappia di casa, calore e tranquillità.
La storia del Signor Alce rispecchia tutti questi elementi. 
Fin dalla prime pagine il racconto e le immagini ci portano ad un clima autunnale, il giallo e il rosso sono i colori dominanti in un paesaggio che odore di foglie secche e primi caminetti accesi.
Il protagonista è ritratto nella sua casa della quale possiamo cogliere i più piccoli particolari: le fantasie variopinte dei cuscini sul divano, un mazzo di chiavi appeso, una paio di scarpe abbandonate sul pavimento, un armadio disordinato. Le prime pagine ci aiutano a scoprire la vita del Signor Alce, accompagnata da pochi ma consolidati gesti rituali: la preparazione della cena in una cucina così simile alla nostra, il piacere di una cioccolata calda mentre si compone un puzzle sul tavolo del soggiorno, la routine della spesa dal negoziante di fiducia.



Qui scopre che Bruno il carpentiere, che abita in una baita isolata, si è rotto una gamba e, seppur abituato alla solitudine, si chide come possa essergli d'aiuto.
Inizia così un costante e piacevole pellegrinaggio, occasione per l'alce non solo di venire incontro alle necessità dell'infortunato, ma di uscire dalla sicurezza della propria casa e sperimentare qualcosa di nuovo.
Nel testo non ci sono dialoghi. Seguiamo l'evolversi della storia attraverso i gesti semplici e genuini di due persone che imparano a conoscersi e ad apprezzarsi, mentre giocano a scacchi in silenzio o sbucciano le castagne davanti al fuoco.
E quando Bruno alla fine gli rivela di aver trovato un amico, il migliore amico, il Signor Alce non dice nulla, ma si sente contento. Non aveva mai pensato di essere il migliore amico di qualcuno.



Bella, bellissima questa celebrazione dell'amicizia che cresce e si consacra solo attraverso i gesti, fatti con il cuore e sempre spontanei. E di fronte a quella scena finale dei due amici seduti uno accanto all'altro, mi sono sentita io stessa parte di quella scena, accanto a quel fuoco che improvvisamente ha riscaldato questo giorno di pioggia.


sabato 16 febbraio 2013

Un nome e una storia: Alessandro

Si dice che quando si sceglie il nome di una persona si sceglie anche una storia.
Personalmente penso che davvero una parte delle relazioni, delle amicizie e o delle inimicizie che ci portiamo dietro sia legata ai nomi. Sfido chiunque disposto a negare di aver odiato per anni un certo nome perchè attribuito alla tal persona che magari sui banchi di scuola non ci era simpatica.
Io potrei elencarne almeno un paio.
Poi vai all'università, segui corsi di antropologia e resti affascinato dal modo con cui presso altre culture il processo di scelta di un nome si carica di significati e credenze. Soprattutto in quelle realtà che seguono una discendenza di tipo matriarcale o patriarcale e che, cioè, a differenza della nostra, attribuiscono più valore e importanza a un certo ramo della famiglia, i nomi si portano dietro storie di generazioni. 
A dire il vero, senza andare troppo lontano, anche nella nostra tradizione c'è l'usanza di assegnare al nuovo nato il nome di un parente, di solito un nonno. Da un lato resto sempre incantata dal modo con cui una famiglia rinsalda i suoi legami proprio nel momento di una nascita, ma dall'altro non posso non restare sbigottita da certe storie e, soprattutto, dalle tragiche conseguenze di una parente dal nome assolutamente improponibile. 
Senza ombra di dubbio ogni coppia, non appena viene a conoscenza che entro pochi mesi vedrà completamente cambiata la sua esistenza, si concentra sulla scelta del nome. Ne nascono vere e proprie sessioni intensive che prevedono l'uso di internet, manuali appositi che si tramandano tra amici, e incroci con cognomi per evitare combinazioni quanto meno imbarazzanti e che in futuro richiederanno al pargolo una visita all'anagrafe per correggere l'orribile scempio che gli è costato anni e anni di prese in giro.
Poi arriva l'ecografia decisiva e l'universo delle opzioni si riduce al 50%.
Nel nostro caso la scoperta di un individuo di sesso maschile che cresceva nella pancia, dopo lo stordimento iniziale perchè a detta di tutti sarebbe stata una femmina, ci ha aiutato. I nomi da bambina sono infinitamente più vari e l'imbarazzo della scelta è forte.
Per il nostro UFO c'erano due opzioni: Alessandro e Lorenzo.
La seconda per un po' è stata la prima scelta, è un nome che mi ha sempre ispirato buone sensazioni, merito ovviamente di incontri pregressi con persone che lo portavano.
Poi lentamente ha cominciato a farsi strada l'altra opzione che da subito abbiamo associato a un grande personaggio della storia: Alessandro Magno (alla faccia di chi ci chiedeva se l'avessimo chiamato così per Alessandro del Piero!). Come ho detto all'inizio, dietro i nomi si celano delle storie e dietro quest'uomo c'era una grande storia. Qualcosa che parlava di coraggio, sete di conoscenza, voglia di mettere alla prova i proprio limiti, desiderio di sfidare ciò che era già noto per trovare qualcosa di nuovo. Tutti valori che desideriamo ardentemente poter trasmettere a nostro figlio e che già ora possiamo coltivare.
La curiosità, la possibilità di scoprire e sperimentare sono capacità che si possono alimentare sin da piccolissimi.
E così abbiamo scelto e non ci abbiamo più ripensato. 
Poi, a pochi giorni dal parto, in una delle tante camminate serali per conciliare il sonno, capitiamo in una libreria e come sempre mi dirigo verso il settore ragazzi. Ed eccolo lì, un libro del grande Leo Lionni che ha il sapore di una rivelazione: "Alessandro e il topo meccanico"  (ne trovate una recensione qui) aspetta solo me e questo sarà l'ultimo libro acquistato prima di prendere Ale tra le mie braccia.
Sì, solo in quel momento è diventato Alessandro ... prima è stato Ufo ... e anche questo nome ha la sua storia!

Questo post partecipa all'iniziativa Blog Tank di donnamoderna.com.


venerdì 8 febbraio 2013

E siamo a 10 ...



Questa è una tappa importante perchè ora lo possiamo dire ufficialmente: il nostro piccolo ometto oggi compie 10 mesi e quindi ha passato molto più tempo fuori che dentro la pancia, molto più tempo tra le nostre braccia che nel suo caldo e ovattato mondo sommerso, molto più tempo nel tepore della nostra casa che nella sua astronave.
A volte mi capita di pensare che è davvero un peccato non conservare memoria di questa fase della nostra vita, farne riaffiorare delle sensazioni ... magari così all'improvviso come quando cammini per strada e ti accorgi che stai avendo un déjà vu! Sarebbe carino chiedere a nostro figlio che cosa provava nel sentire la nostra voce, perchè la notte ballava la salsa invece di starsene tranquillo, se gradiva le nostre carezze e le lunghe passeggiate, che cosa sentiva durante il travaglio. La gravidanza è un viaggio talmente misterioso e meraviglioso che varrebbe la pena ricondividerlo con chi abbiamo a lungo atteso e custodito nel nostro grembo. Magari sfogliando insieme un libro speciale come "Piccola luce" di Alessandro Sanna (Kite Edizioni). 


Ci sono tanti modi per raccontare l'attesa, ma io resto sempre incantata dalla semplice profondità con cui ci riesce questo albo illustrato: poche parole, un tratto di matita, una macchia di colore che, pagina dopo pagina, prende corpo e consistenza. Sulla carta resta sempre uno schizzo rosso, ma sentiamo che quel colore è vita, è trepidazione, è il piacere di una colazione condivisa, è scoperta, è ricerca, è calore, è una pancia che cresce. 
Lo chiamano il miracolo della vita ... e io comincio a crederci! Comincio, sì, perchè quando nella tua esistenza arriva un minuscolo esserino inizia un viaggio che non ha mai fine. Essere madre è l'etichetta che in questo momento meglio mi descrive ... lo sono, lo sento profondamente, lo faccio dal mattino quando mi sveglio fino a notte fonda.

Siamo a 10 e i traguardi non mancano ... ne condivido qualcuno:

Mangio: Ale è decisamente una buona forchetta! Non abbiamo ancora trovato qualcosa che non gli piaccia e dal modo in cui spalanca la bocca penso che sarà difficile scovarlo. Il passaggio dal latte ai cibi solidi è stato graduale e ben accettato. Abbiamo cominciato con la pappa a pranzo a 5 mesi e mezzo perchè coglievamo il suo interesse verso i nostri cibi. Ora mangia pietanze sempre più solidi e penso che a breve abbandoneremo il classico minestrone .... anche se sono diventata un'esperta di verdure bollite e in questi mesi mi sono lanciata in gustose combinazioni! Ormai da qualche settimana Ale fa colazione da solo: bello spaparanzato sul seggiolone si gode il suo biberon e poi mangia i biscotti che gli mettiamo sul tavolo. 


Dormo: questo è un capitolo in costante evoluzione. Con tutta onestà devo dire che il pupo ci lascia dormire e già ad un mese e mezzo ha eliminato la poppata notturna. Il ritmo veglia-sonno si è regolarizzato intorno ai tre/quattro mesi quando è passato a 4 poppate. Nanna intorno alle 21, sveglia tra le 7 e le 8, breve pisolino a metà mattina, riposino di un paio d'ore nel primo pomeriggio e uno di una mezz'oretta prima di cena. Con l'asilo i ritmi sono un po' cambiati ma la sera è difficile che si addormenti oltre le 21. I risvegli??? Ci sono, ci sono ... uno o due per notte, per fortuna brevi e risolvibili con il ciuccio (che sta imparando a mettersi da solo). Una volta al mese più o meno Ale ci regala una tirata unica fino al mattino. Il suo compagno di nanna (il doudou di cui avevo parlato qui) è ormai un amico insostituibile.


Mi muovo, scopro (e combino disastri!): Ale a detta di tutti è un movimento perpetuo. Da quattro mesi, quando ha cominciato a girarsi a pancia sotto (che è tuttora la sua posizione preferita) è stato un crescendo. A otto mesi ha iniziato a gattonare e ad oggi posso dire che fila proprio spedito, diretto verso tutti gli oggetti off-limits della casa!!! Da una paio di settimane ha imparato a sollevarsi e ogni appoggio è buono per mettere alla prova questa nuova capacità. Non sono mancati i voli, i primi di una lunga serie ... ma si sa che imparare a camminare significa anche imparare a cadere!



Nuoto: l'acqua è senza dubbio il suo elemento. Abbiamo cominciato l'acquaticità a soli due mesi e oggi è un vero pesciolino. L'appuntamento settimanale in piscina è uno dei momenti più divertenti della settimana .... tuffi, balli, schizzi .. niente lo ferma e sembra davvero un motoscafo! Sono felice che lui si senta così a suo agio nell'acqua e già mi pregusto le belle nuotate che faremo insieme. Intanto si deve accontentare della vasca di casa ... dalla quale tirarlo fuori è un vero dramma!


E poi, e poi ci sarebbe molto altro: le prime sillabe, il modo in cui gioca da solo, l'attenzione a tutto ciò che lo circonda, i sorrisi che regala, i pianti irrefrenabili quando lo si deve cambiare. E' una piccola personcina, un uomo in miniatura ... ma vi rendere conto che era così?


martedì 29 gennaio 2013

Ad occhi aperti


E' questo il titolo di una mostra itinerante che l'associazione culturale Hamelin sta portando in giro per l'Italia. Dopo essere già stata ospitata presso il Salone del Libro a Maggio, approda ora alla Biblioteca Civica Amoretti a Torino, in un contesto d'eccezione dato che si tratta di una residenza della seconda metà del Settecento in cui gli interventi di restauro e riqualificazione non ne hanno alterato il fascino. Nella sala adiacente alla ricca sezione bambini e ragazzi, soffitti alti e pareti affrescate ospitano questo progetto dedicato all'albo illustrato comprendente 18 pannelli tematici e una grande scelta di volumi da sfogliare.

L'obiettivo della mostra è dichiarato a chiare lettere: l'albo è un oggetto strano, è un contenitore di storie,  è un sistema complesso di forme, parole e figure. Eppure per i più piccoli è una lettura facile e divertente! Come è possibile?

Nell'albo (quello ben fatto sia chiaro!) la parola non prevale sull'immagine ... anzi i due elementi dialogano tra loro, si rafforzano, a volte si anticipano l'un l'altro, riescono perfino a raccontare due storie in un libro solo. Gli adulti spesso fanno fatica a comprendere il valore di questi libri perchè tendono a dare prevalenza alla parola scritta. Invece i bambini fin da piccolissimi osservano e ragionano per immagini, per loro è il primo alfabeto e non si turbano nemmeno di fronte a un libro senza parole. Diverse case editrici coraggiose hanno cominciato a darli alle stampe e il risultato è davvero sorprendente. Sì perchè in un volume senza testo si possono inventare mille storie, ci si può far guidare davvero dalle immagini, assecondarne quel ritmo dettato dallo scorrere delle pagine. Gli autori e gli illustratori più bravi sanno bene che importanza dare a questo passaggio e spesso sono capaci di aumentare le aspettative del lettore, ora spiazzandolo, ora rassicurandolo con conferme.


Il ritmo è certamente un ingrediente importante di un albo ben fatto perchè è ciò che caratterizza l'esperienza di lettura: ci possono essere delle pause, dei momenti in cui la storia corre veloce per poi riprendere un cammino più lento. Tutto ciò è reso possibile da un uso sapiente delle immagini, dalla loro posizione all'interno della pagina, dal modo in cui sono inquadrate o al contrario da come riescono a invadere lo spazio (ci possono stare le storie più minuscole o l'infinito di un paesaggio). Ognuna di loro è firma di un vero e proprio artista e a questo proposito non bisogna dimenticare che l'albo illustrato è prima di tutto una straordinaria palestra di educazione allo sguardo, un'occasione per mostrare ai nostri figli immagini fuori dall'ordinario e non stereotipizzate, un'opportunità  per ricordare loro che, così come nella lingua parlata, esistono molti modi per esprimere lo stesso concetto o raccontare una storia.


Chi progetta gli albi non pone limite alla fantasia. Anche la lettura stessa diventa passibile di numerose interpretazioni e questo ha dato spazio a libri dalle forme più strane, con i buchi, di spugna, con alette o spirali, cuciti a mano, da colorare o ritagliare, lunghi, stretti o con i pop-up. 
Sono piccoli tesori che da usare e consumare a ogni età, sono libri o molto di più ... aprirne uno ci ricorda che esistono ...


Soprattutto ci sono tante occasioni per dare libero sfogo alla fantasia e allora, tra i tanti albi sfogliati, vi segnalo questo (ed. Babalibri), vero e proprio inno alle capacità dell'immaginazione, perchè perfino in un deserto noioso e uniforme (come spesso può esserlo il pensiero degli adulti) una semplice sedia può diventare molto di più per i due simpatici protagonisti.




venerdì 25 gennaio 2013

We did it!

Mah no, cosa avete capito? Frase maliziosa, vero?
Però è vero ... lo abbiamo fatto! Abbiamo fatto il primo taglio di capelli al pupo!
Questo è un vero e proprio evento che solo le mamme possono capire.


Quante di voi hanno visto il film di Sarah Jessica Parker "Ma come fa a fare tutto?" sulla vita imperfetta e pienissima di una madre lavoratrice? Oltre al link al trailer, vi anticipo solo il pezzo in cui questa donna super impegnata si accorge che la tata ha tagliato a sua insaputa la frangetta del piccolo di casa ... era il suo primo taglio di capelli e lei se lo era perso!

Ok, forse la cosa è troppo melodrammatica ma tagliare i capelli è comunque un passaggio, un segnale di cambiamento, in alcune culture è addirittura il segno visibile all'intera comunità che un suo membro è  passato di status, è qualcosa di nuovo.
La vera sfida con Ale è stato tenerlo fermo e, successivamente, decidere quale strumento usare per sfoltire il suo ciuffio da vera rockstar.
Per fortuna niente pianti, ma dopo aver tentato inutilmente con il rasoio elettrico, la sottoscritta è passata alla forbice e ci è andata un po' pesante.
Il risultato?
Giudicate voi ...



Devo dire che dopo lo sgomento iniziale della serie "L'ho rovinato!", il nuovo look ha mostrato i suoi lati positivi. Il pupetto ora ha un'aria decisamente più ordinata, la fronte libera lascia spazio ai suoi grandi occhioni e la procedura di asciugatura post-bagnetto ha tempi decisamente dimezzati.
Insomma, tutti soddisfatti!

Se invece siete affascinati dai capelli lunghi o la principessa di casa proprio non ne vuole sapere di tagliare la sua lunga chioma, vi consiglio questo libro per bambini che saprà stupirvi soprattutto per il formato. "La storia di Pilina" (ed. Carthusia), scritto da Roberto Piumini e illustrato da Mara Cerri è un maxi albo che si apre a fisarmonica ... lungo tanto quanto i capelli della piccola protagonista, decisamente contraria a rinunciare alle sue chilometriche trecce e che, a ben vedere, si riveleranno piuttosto utili.


E voi come avete vissuto il primo taglio di capelli del bimbo/a?