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venerdì 19 aprile 2013

Il venerdì del libro: la collezione di biscotti

E' stato uno degli acquisti compulsivi in una mattina pupofree all'interno di un bar libreria davvero grazioso alle porte del centro di Torino.
Ho un debole per i libri e questo si sa, ma per quelli che uniscono cibo e parole vado letteralmente in tilt! Se poi ci aggiungiamo la firma di Davide Calì, il piatto è servito!

All'università avevo fatto una relazione sull'importanza del cibo come veicoli di memoria e cultura, occasione per stare insieme, ricordare la terra natia, condividere esperienze e vissuti. Ero rimasta affascinata da questo argomento e così, quando ho preso in mano questo piccolo libretto illustrato, la mia mente ha cominciato a fantasticare.

A casa mia i dolci handmade non erano all'ordine del giorno. Mamma si concedeva poche varianti: un'eccezionale crostata al cioccolato che era un vero e proprio inno al burro, la pastiera infornata e assaporata per pasqua e rigorosamente senza canditi ... e i biscotti. Erano rare le volte in cui mamma si lasciava prendere dall'impeto da impastare, ma quando succedeva per me era godimento assoluto.
Il mio compito era fare le forme e, ovviamente, spilucchiare pezzi di pasta cruda sotto il suo sguardo di disapprovazione. Per giorni a colazione erano l'ingrediente fondamentale e quel sapore così semplice e gustoso è rimasto impresso nelle mie papille. 
Quando sono andata a vivere con il mio compagno, ho annotato su un quaderno un po' di ricette, quei sapori di casa che volevo portare con me, e quella di biscotti è stata una delle prime. Mi sono dotata di un vero e proprio set di formine e non vedo l'ora di poter pasticciare con il pupo.

Davide Calì ed Evelyn Daviddi ci offrono una vera e propria collezione di biscotti. 
Ci sono quelli per alzarsi a forma di orsetto e chi arriva primo ha diritto a mangiarsi la coda, quelli del marinaio che forse una volta erano dolci ma che gli spruzzi di mare hanno fatto diventare salati, quelli milleforme e chi trova la stella deve apparecchiare per tutta la settimana.
Ci sono anche biscotti speciali:



Insomma, pagina dopo pagina, cresce l'acquolina in bocca e la voglia di rientrare a casa, mettere mano a burro, uova e farina ed assaporare il profumo che si spande nelle stanze mentre i biscotti cuociono in forno. 
Simpaticissimi i bimbi ritratti nel libro, impegnati ad assaporarne tanti e di forme diverse. 
Mentre la pagina sinistra è sempre dedicata alla descrizione e al racconto di un biscotto, a destra troviamo illustrazioni a piena pagina nelle quali la fantasia dei piccoli trova rappresentazione.


La fine questa volta ve la svelo perché mi ha conquistato. Dopo aver idealmente assaggiato lingue di gatto e baci di lulù, eccolo lì ... l'ultimo biscotto in fondo alla scatola.
Ma perché ne rimane sempre uno?

Ovvio, per chiamare gli altri ...


Allora, per dirla come una famosa pubblicità, "tu non hai fame?"

Questo post partecipa al Venerdì del Libro di HomeMadeMamma e al Condividiamo un libro sul gruppo facebook La Biblioteca di Filippo.


mercoledì 6 marzo 2013

Una storia di amicizia

Piove, è umido, la sensazione che arrivasse la primavera è scomparsa ... e io mi rifugio in una biblioteca semideserta, desiderosa di perdermi un'oretta nel settore ragazzi. Ci sono solo io ... è come trovarsi dentro un centro commerciale dopo l'orario di chiusura! Che sballo!
Sono in cerca di ispirazioni sia per il blog che per la rubrica di recensioni che tengo su Torinobimbi.
Scorro un po' di titoli, nessuno attira la mia attenzione e poi gli occhi si posano su un nome conosciuto: Davide Calì. E' una delle firme di punta della casa editrice Zoolibri, una piccola e vivace realtà di Reggio Emilia che, tra le sue interessanti proposte, ha il pregio di offirie sul suo sito la consultazione della rivista Punto&Virgola che raccoglie notizie e articoli sui libri e gli autori.
A dire il vero il testo che ho tra le mani è edito da Emme Edizioni, ma ci tenevo a sottolineare Zoolibri perchè per loro Davide Calì ha scritto l'utilissimo manuale per aspiranti scrittori, illustratori, sceneggiatori e fumettisti. Si tratta della famosa formula "10 consigli" (a cui se ne aggiungo uno!) e lo potete scaricare qui.
Il libro che vi racconto ha il sapore di altri tempi.
"Signor Alce" si presenta, infatti, con una scelta grafica e un'impostazione narrativa tradizionali, ma proprio per questo molto rassicuranti.
Ho imparato che aprire un libro per bambini è sempre una scoperta, che ci sono sempre più spesso autori e illustratori che propongono nuovi modi di raccontare, rompendo gli schemi classici e portando il lettore verso nuovi orizzonti. A volte, però, sento il bisogno di qualcosa di familiare, qualcosa che sia molto simile agli albi che hanno accompagnato la mia infanzia, qualcosa che sappia di casa, calore e tranquillità.
La storia del Signor Alce rispecchia tutti questi elementi. 
Fin dalla prime pagine il racconto e le immagini ci portano ad un clima autunnale, il giallo e il rosso sono i colori dominanti in un paesaggio che odore di foglie secche e primi caminetti accesi.
Il protagonista è ritratto nella sua casa della quale possiamo cogliere i più piccoli particolari: le fantasie variopinte dei cuscini sul divano, un mazzo di chiavi appeso, una paio di scarpe abbandonate sul pavimento, un armadio disordinato. Le prime pagine ci aiutano a scoprire la vita del Signor Alce, accompagnata da pochi ma consolidati gesti rituali: la preparazione della cena in una cucina così simile alla nostra, il piacere di una cioccolata calda mentre si compone un puzzle sul tavolo del soggiorno, la routine della spesa dal negoziante di fiducia.



Qui scopre che Bruno il carpentiere, che abita in una baita isolata, si è rotto una gamba e, seppur abituato alla solitudine, si chide come possa essergli d'aiuto.
Inizia così un costante e piacevole pellegrinaggio, occasione per l'alce non solo di venire incontro alle necessità dell'infortunato, ma di uscire dalla sicurezza della propria casa e sperimentare qualcosa di nuovo.
Nel testo non ci sono dialoghi. Seguiamo l'evolversi della storia attraverso i gesti semplici e genuini di due persone che imparano a conoscersi e ad apprezzarsi, mentre giocano a scacchi in silenzio o sbucciano le castagne davanti al fuoco.
E quando Bruno alla fine gli rivela di aver trovato un amico, il migliore amico, il Signor Alce non dice nulla, ma si sente contento. Non aveva mai pensato di essere il migliore amico di qualcuno.



Bella, bellissima questa celebrazione dell'amicizia che cresce e si consacra solo attraverso i gesti, fatti con il cuore e sempre spontanei. E di fronte a quella scena finale dei due amici seduti uno accanto all'altro, mi sono sentita io stessa parte di quella scena, accanto a quel fuoco che improvvisamente ha riscaldato questo giorno di pioggia.