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sabato 16 febbraio 2013

Un nome e una storia: Alessandro

Si dice che quando si sceglie il nome di una persona si sceglie anche una storia.
Personalmente penso che davvero una parte delle relazioni, delle amicizie e o delle inimicizie che ci portiamo dietro sia legata ai nomi. Sfido chiunque disposto a negare di aver odiato per anni un certo nome perchè attribuito alla tal persona che magari sui banchi di scuola non ci era simpatica.
Io potrei elencarne almeno un paio.
Poi vai all'università, segui corsi di antropologia e resti affascinato dal modo con cui presso altre culture il processo di scelta di un nome si carica di significati e credenze. Soprattutto in quelle realtà che seguono una discendenza di tipo matriarcale o patriarcale e che, cioè, a differenza della nostra, attribuiscono più valore e importanza a un certo ramo della famiglia, i nomi si portano dietro storie di generazioni. 
A dire il vero, senza andare troppo lontano, anche nella nostra tradizione c'è l'usanza di assegnare al nuovo nato il nome di un parente, di solito un nonno. Da un lato resto sempre incantata dal modo con cui una famiglia rinsalda i suoi legami proprio nel momento di una nascita, ma dall'altro non posso non restare sbigottita da certe storie e, soprattutto, dalle tragiche conseguenze di una parente dal nome assolutamente improponibile. 
Senza ombra di dubbio ogni coppia, non appena viene a conoscenza che entro pochi mesi vedrà completamente cambiata la sua esistenza, si concentra sulla scelta del nome. Ne nascono vere e proprie sessioni intensive che prevedono l'uso di internet, manuali appositi che si tramandano tra amici, e incroci con cognomi per evitare combinazioni quanto meno imbarazzanti e che in futuro richiederanno al pargolo una visita all'anagrafe per correggere l'orribile scempio che gli è costato anni e anni di prese in giro.
Poi arriva l'ecografia decisiva e l'universo delle opzioni si riduce al 50%.
Nel nostro caso la scoperta di un individuo di sesso maschile che cresceva nella pancia, dopo lo stordimento iniziale perchè a detta di tutti sarebbe stata una femmina, ci ha aiutato. I nomi da bambina sono infinitamente più vari e l'imbarazzo della scelta è forte.
Per il nostro UFO c'erano due opzioni: Alessandro e Lorenzo.
La seconda per un po' è stata la prima scelta, è un nome che mi ha sempre ispirato buone sensazioni, merito ovviamente di incontri pregressi con persone che lo portavano.
Poi lentamente ha cominciato a farsi strada l'altra opzione che da subito abbiamo associato a un grande personaggio della storia: Alessandro Magno (alla faccia di chi ci chiedeva se l'avessimo chiamato così per Alessandro del Piero!). Come ho detto all'inizio, dietro i nomi si celano delle storie e dietro quest'uomo c'era una grande storia. Qualcosa che parlava di coraggio, sete di conoscenza, voglia di mettere alla prova i proprio limiti, desiderio di sfidare ciò che era già noto per trovare qualcosa di nuovo. Tutti valori che desideriamo ardentemente poter trasmettere a nostro figlio e che già ora possiamo coltivare.
La curiosità, la possibilità di scoprire e sperimentare sono capacità che si possono alimentare sin da piccolissimi.
E così abbiamo scelto e non ci abbiamo più ripensato. 
Poi, a pochi giorni dal parto, in una delle tante camminate serali per conciliare il sonno, capitiamo in una libreria e come sempre mi dirigo verso il settore ragazzi. Ed eccolo lì, un libro del grande Leo Lionni che ha il sapore di una rivelazione: "Alessandro e il topo meccanico"  (ne trovate una recensione qui) aspetta solo me e questo sarà l'ultimo libro acquistato prima di prendere Ale tra le mie braccia.
Sì, solo in quel momento è diventato Alessandro ... prima è stato Ufo ... e anche questo nome ha la sua storia!

Questo post partecipa all'iniziativa Blog Tank di donnamoderna.com.


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