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mercoledì 13 marzo 2013

Quello che le donne non dicono


Vorrei fare un'affermazione forte e la metto proprio qui, all'inizio del post, così che non si perda e mi risuoni nella testa mentre scrivo: essere mamma non vuol dire essere felice!
Precisiamo, onde evitare commenti e messaggi preoccupati: una mamma non è per natura infelice, ma ha diritto di sentirsi così, qualche volta, a giorni alterni, intere settimane.
No, non sto parlando di me, o forse parlo di una me di quasi un anno fa, alle prese con un frugoletto su cui per mesi avevo fantasticato e che è piombato nella mia vita con un effetto devastante.
Questa riflessione nasce dalla chiacchierata online che ieri sera ho fatto con altre mamme sulla chat di Quandonasceunamamma e che traeva spunto dall'imminente uscita nelle sale cinematografiche del nuovo film di Alina Marazzi dal titolo "Tutto parla di te", un lavoro che, come ha spiegato la regista, attraverso la raccolta di numerose testimonianze, vuole raccontare le difficoltà di una madre nel rapporto con il figlio, l'ambiguità e l'incertezza che si prova nell'essere mamma e non sentirsi adeguata al compito.

Oggi si sente spesso parlare di depressione post-partum ma secondo me non se ne parla nel modo giusto.
Si sa che c'è, che arriva dopo il crollo degli ormoni, dopo il rientro a casa, quando cominci a fare i conti con la quotidianità.
Eppure mi sembra che sia qualcosa ancora molto sottovalutato, etichettato sotto la frase "è una fase, passerà!", per lo più taciuto dalle stesse donne che, diventate madri, sentono il dovere di sentirsi felici.
Se ritorno indietro con la mente e se rileggo i primi post scritti dopo la nascita di Alessandro, riesco ancora a cogliere lo smarrimento, la sensazione di non farcela, la frustrazione di un allattamento tanto desiderato ma che spesso diventava una battaglia. Mi vedo in preda a mille opinioni, luoghi comuni, detto e non detto, e io lì in mezzo a questo mare, incapace di nuotare, di vedere la riva, di sentirmi bene.
Ho vissuto mesi difficili soprattutto perchè, per ascoltare gli altri, non ascoltavo me stessa e non capivo che, se davvero era più forte di me controllare l'orologio tra un pasto e l'altro, forse non potevo conciliarmi con l'allattamento a richiesta.
Forse non sono fatta per allattare e lo dico non con rimpianto o sfiducia, ma con consapevolezza. Tutto quel senso di dipendenza e di responsabilità mi ha soverchiata, ero stanca, avevo bisogno di non sentirmi necessaria ogni due ore.
E così piano piano ho fatto le mie scelte, ma sono ancora ricaduta. I primi tre mesi sono stati un'altalena di emozioni e solo quando il piccolo ha preso un ritmo stabile e prevedibile ho cominciato a sentirmi davvero mamma.
Sì, ho bisogno di prevedibilità, di sapere con ragionevole certezza cosa accadrà almeno nelle tre ore successive. Non sto costruendo un bimbo programmato, ma so che le routine fanno bene ad entrambi.

Ora sono qui, ad un passo dal primo compleanno, mi sento mamma fino in fondo all'anima, ho imparato ad amare mio figlio e ad ascoltarmi di più.
Però non so se ne sono uscita del tutto, a volte certi pensieri tristi si riaffacciano.
Mi manca mia madre ... la gravidanza e la maternità le ho vissute senza di lei, la sua malattia la sta portando lontano. I miei momenti bui spesso sono dovuti a lei, alla sua assenza, al non poterle chiedere un consiglio, un aiuto. Nel compito più grande di tutta la vita mi sento improvvisamente sola.
Mi manca mio padre ... ho sempre pensato che sarebbe stato un nonno perfetto, ma deve badare a mia madre, è giusto che sia così, non è giusto che Ale non conosca quasi suo nonno.
E così, alla fine di questo post, mi sento infelice, una mamma infelice e lo voglio gridare forte!
Basta con la retorica e le frasi fatte ... la maternità è un'esperienza complicata, il domani spesso spaventa e i propri sogni finiscono in un cassetto che non si sa quando si potrà riaprire.

Voglio andare a vedere questo film, tutte le donne, madri e non, dovrebbero vederlo!
Intanto vi invito a consultare il sito "Tutto parla di voi", uno spazio di lettura e condivisione che è nato parallelamente alla realizzazione del film, un'occasione per raccontare la propria storia con un video, un racconto o un tweet. Potete seguire gli aggiornamenti anche sulla pagina facebook e su twitter (#tuttoparladivoi).



C'è bisogno di offrire un nuovo sguardo sulla maternità, un punto di vista che racconti senza veli e timori anche le zone d'ombra, i pensieri oscuri, le sensazioni taciute.
E' importante sapere che non siamo sole!

Vi lascio con il trailer del film:


lunedì 30 aprile 2012

Pensieri di mamma

Non so bene che tono dare a questo mio intervento perchè vorrebbe suonare sia come un consiglio sia come una critica, ma a 3 settimane dall'arrivo del nostro extraterrestre sulla Terra non posso non esimermi dal manifestare alcune idee e impressioni che mi sono fatta in questa ancora piccola parentesi di maternità.
Mi spiace spaventare le future mamme e anzi spero che abbiano tutte i nervi più saldi dei miei, ma i primi giorni a casa con il proprio bambino sono di uno smarrimento totale: non hai ancora ben realizzato il compito che ti aspetta e ci si sente persi dopo il rassicurante clima dell'ospedale in cui ogni emergenza può essere fronteggiata e gestita al meglio.
Inizia un percorso di adattamento e conoscenza tra i genitori e il bambino carico di ansie e timori, soprattutto per la madre che allatta e che sa che la salute del proprio piccino dipende esclusivamente da lei.
La prima critica, dunque, la faccio a tutti coloro che sponsorizzano con eccessivo fervore l'allattamento al seno, dipingendolo come un gesto fatto esclusivamente d'amore e affetto. Falso!!! Nutrire al seno il proprio bambino è sicuramente appagante per la madre, ma molto faticoso sia dal punto di vista fisico che mentale e il fatto che questa informazione non passi o sia marginalmente citata secondo me produce un grosso danno alle donne che, a differenza mia, magari non possono contare su un sostegno esterno. L'allattamento richiede una corretta alimentazione da parte della madre e vi posso assicurare che i primi giorni a casa non si ha nemmeno il tempo di lavarsi la faccia ... figuriamoci preparare un sano pranzetto! Anche il papà è parecchio sballottato, tra incombenze burocratiche, acquisti dell'ultimo minuto e timori che la mamma non si riposi abbastanza. Se poi alla stanchezza fisica aggiungiamo quella emotiva e che, nel mio caso, ha fatto esplodere angosce e preoccupazioni che durante la gravidanza ero riuscita a dominare, la frittata è fatta ... lacrimoni a non finire!!! Normale depressione post-partum direte voi ... certo, tutto regolare, ci può stare, ma l'importante è imparare a gestirla perchè il neonato percepisce a pelle l'inquietudine di chi lo circonda e l'assorbe come una spugna con il risultato che anche lui sarà più nervoso e irritabile e non farà che rimbalzare di nuovo queste sensazioni su di voi.
Se c'è una cosa che ho capito in queste 3 settimane è che non c'è niente di peggio di una mamma insicura e dubbiosa, continuamente all'allerta, esposta a mille campane e incerta su quale seguire. 
Care mamme, l'insegnamento migliore ve lo possono dare i vostri figli, osservando attentamente il loro comportamento e il loro modo di relazionarsi con voi e il mondo esterno. Mettiamo per un attimo da parte i consigli e gli ammonimenti di associazioni, esperti e riviste perché tutto quello che potranno dirvi si riferirà sempre e solo all'universo del bambino in generale e non al vostro.
Il ciuccio è sconsigliato nelle prime settimane perchè potrebbe compromettere l'allattamento? Benissimo, ma allora è giusto che il bambino usi la mia tetta come ciuccio, per calmarsi invece che per nutrirsi? Se l'istinto del neonato è quello di aprire la bocca e se la risposta di mamma è sempre quella di offrire il seno, come imparerà a distinguere la fame da altre esigenze? Chi sostiene l'allattamento a richiesta senza alcuna interferenza di ciucci e biberon abbia almeno il coraggio di dire alla madre che almeno per un mese sarà completamente schiava del suo bambino!!! 
A proposito di biberon ... questo oggetto del demonio su cui i sostenitori dell'allattamento al seno si scagliano come iene perchè legato all'idea di latte artificiale e residuo di un'epoca non troppo lontana in cui le madri rivendicavano il loro diritto di continuare a essere ancora donne ... io capisco che il latte materno sia nutrizionalmente più indicato per la dieta del bambino, ma come si devono sentire tutte quelle donne che per vari motivi ricorrono al latte artificiale o che si tirano il proprio e lo offrono con il biberon? Nessuno le accuserà mai apertamente, ma sono pronta a scommettere che ognuna di loro avverte un sottile e persistente senso di colpa per aver fallito in quello che viene considerato il primo compito di una madre.
Non sono d'accordo con questo atteggiamento perchè ogni madre deve sentirsi libera di compiere le scelte che ritiene più giuste per il proprio figlio, senza subire condizionamenti dal mondo esterno, soprattutto nella fase di ambientamento e adattamento reciproco dei primi mesi. Impegnati come siamo a perseguire il benessere del bambino, ci dimentichiamo della serenità e della tranquillità della madre.
Mi viene in mente un libro letto durante la gravidanza della filosofa francese Elizabeth Balinter: "Mamme cattivissime?" edito da Corbaccio (qui il link al sito della casa editrice) vuole essere un'accusa verso il modello di donna che oggi la società propone, una donna che dovrebbe diventare una madre perfetta in una realtà che però a ben vedere oggi la sottopone a innumerevoli pressioni (la gestione della casa, il lavoro precario ...). 



Io rivendico il diritto di essere una madre imperfetta, disposta a imparare ogni giorno, una madre che prova a rendere felice il proprio figlio, magari anche sbagliando o non adeguandosi a quelli che sono i modelli oggi più in voga, una madre che vuole pensare ancora a se stessa, ai suoi sogni e ai suoi obiettivi, al benessere della sua vita di coppia.
Solo così, credo, la maternità potrà essere quell'avventura meravigliosa di cui si sente tanto parlare, quello splendido viaggio di scoperte, vittorie e insuccessi che ogni famiglia vive sulla propria pelle.
Questa è la madre che vorrei essere ... in quello che è il mestiere più bello e difficile del mondo, come questa splendida pubblicità della Procter and Gamble, su sottofondo di Ludovico Einaudi, ha realizzato in occasione dei giochi di Londra 2012.


PS: chiedo scusa se qualcuno potrà sentirsi offeso dalle mie parole. Ciò che ho scritto è frutto di una riflessione personale dalla quale ognuno potrà giustamente dissociarsi. Sarò felice di sentire i vostri pareri se avrete piacere.