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giovedì 14 febbraio 2013

Il dramma della porta accanto

Che tristezza, tanta tristezza ... l'ennesima vita di una donna spezzata, sparsa per terra insieme ai bossoli di una pistola, e non importa quanto fosse bella e famosa ... io penso solo che è un'altra donna, una tre le migliaia o milioni sulle quali si riversa la violenza degli uomini, proprio oggi che se ne celebra l'aperta condanna.
Che poi quando sei un nome apprezzato da tutti, quando la tua storia, il tuo coraggio, la tua determinazione ti hanno portato lontano, a correre con le tue gambe d'acciaio là dove gli altri correvano con muscoli e tendini, quando il tuo volto e la tua forza diventano un modello da seguire, quando parlare di te significa dire qualcosa di buono, ecco fa ancora più male!
Può davvero la gelosia arrivare a tanto? Perchè l'uomo non è capace ad affrontarla in altro modo che non sia la forza bruta, quella che ferisce o uccide? Possibile che una coppia non riesca ad affrontare la rottura e quello che ne comporta senza che di mezzo non ci sia il sangue?
Cosa resterà adesso di lui, campione sportivo e omicida? Quale etichetta continuerà a portarsi addosso?
La seconda, non ho dubbi, e come spesso succede anche la prima ne sarà infangata ... salteranno fuori storie in cui qualcuno dirà che c'erano già stati dei segnali, che forse questo Pistorius tanto bravo e buono non era, che bisognava aspettarselo.
Quando sento queste cose io penso sempre che, se davvero le voci erano fondate, chi sapeva perchè ha taciuto? Viviamo in un mondo in cui, a dispetto dell'interconnessione che la rete e le tecnologie ci offrono, restiamo isolati, appartati, chiusi nelle nostre mura e ci stupiamo quando un dramma si consuma nella porta accanto. 
Come donna e come madre faccio sempre più fatica a sopportare il dolore che questi gesti si portano dietro. E' come se la maternità mi avesse spalancato un universo di emozioni che prima non conoscevo. Sono diventata molto più empatica alla sofferenza, forse perchè sento forte dentro di me il peso e il piacere di una personcina che amo più della mia stessa vita, una persona che un giorno sarà uomo.
Come insegnargli il rispetto per la donna, proprio in un paese come il nostro così profondamente sessista? Come aiutarlo a capire che una relazione, anche se difficile, va gestita e non annientata? 
Penso che il compito più grande di un genitore sia quello di guidare il figlio nella comprensione delle proprie emozioni, belle o brutte che siano. Soltando capendo e trovando un senso a ciò che ci scuote nell'animo possiamo comprendere quale strada seguire. E' un percorso difficile, me ne rendo conto, che si basa sulla fiducia e sulla comprensione reciproca, ma sapere che c'è e ci sarà sempre qualcuno pronto ad ascoltare  senza giudicare, a prestare una spalla alla tua rabbia e al tuo dolore, a farti sentire ancora una persona quando sei divorato da istinti animali, sarà un primo importate passo verso il dialogo, il confronto, la parola. 

E allora urliamolo, oggi giornata contro la violenza sulle donne, ma ripetiamolo ogni giorno:
Siamo donne, non siamo oggetti, non apparteniamo a nessuno se non a noi stesse, non siamo sante ma nemmeno puttane, facciamo errori e ci rimettiamo in piedi, amiamo e perdoniamo, a volte viviamo di rimpianti, a volte decidiamo di cambiare strada. 
Non usarci, non picchiarci, non umiliarci, non abusare del nostro corpo.

Concludo questo sfogo con il suggerimento di due letture "al femminile", storie di donne coraggiose. 
Il primo libro è di un'autrice spagnola, già autrice del fortunato "Controvento": Angeles Caso con il suo "Un lungo silenzio" ci porta nella Spagna all'indomani della guerra civile e ci fa entrare nei cuori e nei vissuti delle donne della famiglia Vega, impegnate a riconquistarsi un tetto, un lavoro, una dignità.


Il secondo "Dieci donne" è opera di Marcela Serrano ... dieci spaccati carichi di dolore, coraggio, energia, sofferenza, pazienza e amore. Ogni lettore troverà un po' di se in ognuna delle storie.



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