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mercoledì 27 marzo 2013

Esiste un posto ...

Esiste un posto, si chiama Bologna e per anni nella mia mente di bambina è sempre e solo stato un punto in mezzo o quasi alla cartina dell'Italia, per anni ho pensato che fosse solo uno snodo, quando parte l'esodo estivo e immancabilmente ti trovi in coda proprio laggiù.

Esiste un posto, si chiama Bologna e da un paio di anni a questa parte vuol dire Fiera, la Fiera per eccellenza, quella dedicata all'editoria per l'infanzia, un paese dei balocchi per gli appassionati del settore e un appuntamento da non mancare per gli addetti ai lavori.


Esiste questo posto che si chiama Children's Book Fair perché, come è giusto che sia, in questa Fiera non si parla solo italiano e lo scopri all'ora di pranzo quando, nell'affollatissimo self service, senti parlare decine di idiomi e la tua voce si perde insieme alle altre.

In questo posto che ogni anno accoglie migliaia di visitatori, si raccolgono le attese e le speranze di tanti giovani di talento. Li riconosci subito, con la loro cartellina piena della loro arte, mentre si fanno immortalare con una foto davanti all'ingresso, spuntano un foglio pieno di appuntamenti, fanno la coda davanti agli stand degli editori più prestigiosi, vivono la Fiera sui minuti, di solito pochissimi, che vengono dedicati loro ad ogni incontro. Spesso hanno abiti colorati o stravaganti, si muovono instancabili, sanno che ogni occasione deve essere sfruttata, tutto si gioca sui loro fogli, ma loro voce resta lì, impressa e immensa: il muro lungo decine e decine di metri che accoglie all'ingresso ogni visitatore è una straordinaria esperienza visiva. Migliaia di biglietti, stampe, poster ... poco spazio, poche parole, poche immagini per parlare di sè ed essere notati.
Più che i cataloghi, quest'anno, ho portato con me decine di questi biglietti perché ho voglia di conoscere e di approfondire il vasto mondo dell'illustrazione.


In questo posto che mescola storie e vissuti, ci sono loro, i libri a fare da protagonisti. Che siano esposti come merce sui banchi o allestiti in colorate scenografie, non si può fare a meno di sfogliarli, toccarli, annusarli. Le novità, è vero, sono poche, segno inequivocabile di un settore che sta soffrendo la crisi, ma l'entusiasmo di chi le propone e le incoraggia è tanto. Ci vuole coraggio, oggi, ad essere una piccola casa editrice, coraggio di pubblicare testi di qualità, coraggio di sfidare una cultura legata alle logiche di consumo in cui i titoli più richiesti sono Peppa Pig e Geronimo Stilton. Questa realtà ci sono e a giudicare dall'interesse con cui venivano avvicinate dagli editori stranieri significa che sono preziose e ammirevoli.


In questo posto colorato e variegato si scambiano diritti d'autore e non c'è stand in cui non si discuta davanti a un libro, un tablet, un foglio di carta. Viene la pena soffermarsi a pensare che qui si decide tutto, tutto quello che probabilmente si leggerà nei prossimi mesi, qui si pongono le basi di progetti editoriali, traduzioni, qui si fanno incontri, si stabiliscono relazioni, si rinsaldano contatti. La Fiera è sostanzialmente questo lavoro di tessitura e cucitura di rapporti e, visto da fuori, è davvero ammaliante!

In questo posto dove perdersi e ritrovarsi, ci sono anche io che, accompagnata da una guida d'eccezione (grazie Federica alias Libri e Marmellata), mi riempio gli occhi e le borse di libri, leggo avida le novità, sorrido nel ritrovare testi già letti, mi avventuro tra gli editori stranieri, capto discorsi ed espressioni entusiaste. A metà giornata mi sento già esausta, è la seconda volta che vengo e la seconda volta che mi dico che un giorno non basta, c'è troppo da vedere, troppo che vorrei ricordare ... troppo che vorrei comprare! Mi sento dentro una bolla e, se da lato, la cosa mi affascina perché sono circondata da persone che hanno la mia stessa passione e che fanno un lavoro che ammiro, dall'altra non posso non chiedermi quanto sia vero questo mondo, quanta di questa bellezza sia davvero colta, apprezzata, condivisa fuori da qui, quanto questi sforzi di mantenere un livello di produzione editoriale alto abbia un effettivo ritorno. La sensazione è che lo scalino sia ancora molto alto e che lungo questa strada meravigliosa e faticosa che si chiama "promozione di una buona lettura" ci siano tante forze che remino contro. Prima fra tutte la crisi economica, l'impoverimento della nostra qualità di vita che mette al primo posto la fame che non la sete di cultura, che costringe le famiglie a fare delle scelte, e quelle scelte spesso penalizzano il libro. 
Ho sentito un piccolo editore affermare che bisognerebbe riuscire a fare libri buoni a basso costo, ma basterà davvero? 
Io credo ci sia ancora tanto da fare, anche se tanto si sta già facendo. 
Forse questa esclusività della Fiera non è così positiva: in Italia esistono molti festival del libro e della letteratura, ma tutti si indirizzano verso gli autori e gli editori più conosciuti. 

Esiste un posto che si chiama Bologna e dentro questo posto ce n'è un altro che si chiama Fiera dell'Editoria per ragazzi. Qui c'è il meglio del meglio. Perché non farlo vedere a tutti?




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